1985 Seregno - Vetrate per Vestibolo Chiesa Lazzaretto

"Il Cittadino"  21/12/1985 - Recensione critica:  Alberto Crespi

Presso la chiesa del Lazzaretto a Seregno, ha avuto luogo sabato sera la cerimonia di inaugurazione e consacrazione del nuovo vestibolo: una struttura lignea di considerevole mole nel contesto della quale si sviluppa una sequenza di vetrate dipinte. Il progetto e l'esecuzione pittorica del lavoro sono del pittore e incisore Antonio Triacca, docente alla scuola d'arte della Villa reale di Monza; l'appoggio tecnico delle Vetrerie Paci di Seregno.

Antonio Triacca, si è mosso con intelligenza su quel difficile terrreno che è oggi quello dell'incognita sacra.

Ha saputo rimanere coerentemente se stesso, senza abdicare a quel segno pittorico che gli è ormai caratteristico. L'opera lignea si sviluppa, trasversalmente all'aula della chiesa, per tre metri d'altezza su dodici di lunghezza, parallela alla facciata, costituendo uno spazio di transazione dall'esterno. Tre porte vi si aprono, corrispondenti a quella sulla facciata. La struttura, una citazione rinascimentale nell'euritmia delle partizioni, è stata magistralmente eseguita. Negli spazi tra le grandi aperture, le vetrate: quattro pannelli maggiori e otto lesene. I pannelli contengono composizioni figurative riferite all'esigenza comunitaria del "farsi prossimo", accortamente innestati in un contesto di citazioni architettoniche geometriche.

Lungo è stato il lavoro di scelta dei temi e di trasposizione nel linguiaggio figurativo, sui bozzetti e sui cartoni preparatori; la messa a punto di ogni sezione  il collegamento di queste nella vista d'insieme. Il  lavoro di taglio  dei vetri è  stato  seguito giornalmente dal pittore che è intervenuto ulteriormente, a livello segnico, sui singoli pezzi prima dell'ultima cottura. Così per        il lavoro di calibratura dei piombi che legano le tessere di pasta vitrea, in modo di ritrovare lo spessore e la vivacità del proprio segno. Ed è per questo, perchè l'autore ha saputo esprimere in un campo tanto diverso dal solito, e particolare, la propria identità, che il lavoro ha pregio e ha un senso preciso.

"Seregno Oggi" 1985   IL VETRO, LA GRISAGLIA, IL PIOMBO.  Commento di Antonio Triacca                                  

La materia, il vetro, la luce

   La luce del vetro, il suo colore, la sua natura come materiale, sono stati per me i fenomini e i "luoghi" cui costantemente il pensiero era rivolto prima ancora che la  mano iniziasse a disegnare un'immagine.

Era questo materiale, per me insolito e nuovo, che destava la mia curiosità e mi affascinava. La cosa che più m'intrigava era quella di "lasciare vivere" questo supporto, attraverso il suo calore,la sua luce, al sua dimensione; quindi intervenire con l'uso di segni e di forme cercando di valorizzare il racconto e contemporaneamente rispettare il valore e il fascino del materiale. I segni le forme ricavate attraverso l'uso della grisaglia (colore in polvere in uso fin dall' XIII secolo per dipingere il vetro) dovevano uscire quasi  discretamente dalla superficie vitrea come se fossero generate dalla luce stessa, come se il segno, indagando la superficie, ne evidenziasse la forma. Qesto era il "luogo" e l'aspetto dove misurarmi, dove era lecito per me inserire un racconto.

Il senso della figura sacra nella storia

L'iconografia sacra ha sempre avuto, per molti secoli, una funzione didattico-educativa. Doveva "educare le genti", raccontare eventi, evocare la spiritualità attraverso la forma. Dal XVIII secolo in poi la funzione storica si è pian piano modificata, passando da  una condizione denotativa legata al racconto ad una fase più connotativa riguardante i contenuti estetici e formali non percepibil  da un lettore sprovveduto o diseducato all'immagine. Progettare un'immagine non è certamente cosa semplice proprio perchè si rischia di raccontare troppo e in modo retorico, oppure annullare l'aspetto più leggibile dell'immagine stessa, come scelta estetica, tracciando così un confine tra pubblico e artista. Problemi e preblematiche che l'arte contemporanea sta ancora dibattendo. La committenza tuttavia non aveva giustamente questi dubbi e questi problemi. Mi si chiedeva di fare  una cosa abbastanza leggibile.

Significato dell'opera

La struttura lignea del vestibolo è stata pensata con rimandi rinascimentali e nell'alternarsi dei pieni e dei vuoti l'inserimento dei vetri ripercorre, attraverso citazioni formali, alcuni momenti della storia dell'immagine.

Il tema di fondo della composizione è riferito all'esigenza comunitaria del farsi prossimo.Nei quattro pannelli le figurazioni sono opposte, quasi in modo dialettico, a una struttura apparentemente astratta, posta sempre come base alle diverse composizioni figurative. Si tratta in realtà di proiezioni di schemi, di tipologie di chiese o particolari di navate centrali o di alcune zone absidali di cattedrali. Anche nelle lesene laterali le forme geometriche, segnate come se fossero frammenti, voglione essere una rilettura formale delle decorazioni che venivano usate per affrescare le volte a crociera o le esedre delle chiese paleocristiane e romaniche. E' la chiesa come forma, come storia, come "fatto" che è presente nei diversi momenti o situazioni figurate. Il Cristo  che diventa chiesa, la fonte, l'acqua, la figura del padre, i bimbi, la colonna, la pianta, il capitello, sono  segni che hanno valori e rimandi filosofici da sempre. Non è corretto da parte mia tentare di raccontare e di valutare i significati e i riferimenti di queste forme anche perchè il rischio garantito sarebbe la presunzione di storicizzare un lavoro.

Mentre dipingevo, o sciglievo i diversi spessori del piombo all' "opera d'arte", al "messaggio", o a discorsi spesso accademici del "dopo". Gustavo il senso del lavoro artigiano, della bottega, il fascino del vetro, della grisaglia. Gustavo la gioia di vedere prendere forma, giornalmente, un'idea, un segno, un gesto. La gioia di fare.

 

 

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